Oggi parliamo di:
TACO Trump 🐓
I consumatori ci credono 💸
Nvidia: tutto ok? 👍
Iniziamo subito!
TACO Trump? 🐔
Un acronimo, un destino. Rob Armstrong del Financial Times ha coniato la sigla TACO: Trump Always Chickens Out. E come dargli torto.
Cosa è successo? 😅
Trump aveva alzato la voce: “Metto dazi a destra e a manca”;
Poi li ha congelati: “Aspettiamo fino al 9 luglio per i reciproci”;
Poi ancora: la Corte del Commercio Internazionale ha dichiarato illegali la maggior parte dei suoi dazi;
E Trump ha fatto quello che sa fare meglio: l’ha presa sul personale;
"Don't ever say what you said" ha tuonato a un giornalista colpevole di avergli ricordato che, sì, tende a fare marcia indietro ogni due per tre. Altro che gallo nel pollaio, qui si vola basso.
Corte 1, Trump 0 🎯
Un tribunale che di solito manco sapevamo esistesse (la US Court of International Trade) ha deciso che:
Trump ha abusato dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA);
Quel che chiama “emergenze nazionali” (immigrazione, commercio, droga) non c’entrano una fava con i dazi;
I poteri tariffari sono del Congresso, non del Presidente;
Di conseguenza, vanno rimossi i dazi su:
Accordi “reciproci” congelati;
Il dazio base del 10%;
Il 25% su import da Canada e Messico;
Il 20% extra sulla Cina;
Restano invece in piedi:
Dazi su acciaio, alluminio e componenti auto;
E i nuovi dazi appena annunciati (proprio stamattina!) che dal 4 giugno passano dal 25% al 50% su acciaio e alluminio;
E se ti stai chiedendo "e ora?", la Casa Bianca ha già fatto ricorso. Un’altra corte gli ha dato una pausa temporanea, così intanto continuano a incassare i dazi. Anche se… per quanto ancora?
Cosa rischia l’America? 🇺🇸
Il gettito da dazi è un pezzettino importante: $16,5 miliardi ad aprile, $23 miliardi solo a maggio;
In piena stagione di tagli fiscali e downgrade creditizi, anche le briciole fanno brodo;
Se il ricorso viene respinto, lo Stato potrebbe dover risarcire le aziende per i dazi già versati (con tanti saluti al deficit);
E nel frattempo, chi tratta con l’America si chiede: “Ma questi dazi dureranno? O mi conviene aspettare?”
Risultato: negoziati bloccati, tempo guadagnato da tutti tranne che da Trump.
E quindi? 👀
L’America si ritrova in un bellissimo ingorgo istituzionale:
Il Congresso dice: “I dazi li decidiamo noi”;
La Corte dice: “Trump ha esagerato”;
Trump dice: “Li raddoppio”;
E il mercato dice: “Mo’ vediamo”;
In mezzo, gli investitori. Che ancora una volta devono imparare (o ricordare) una vecchia lezione:
“La politica fa rumore, ma nel lungo periodo comandano gli utili”
In un mondo dove i dazi salgono e scendono come i tassi del mutuo, l’unica cosa che ha senso fare è la più difficile: restare investiti, evitare le reazioni a caldo e lasciar passare la tempesta.
Come diceva Warren Buffett, "le previsioni dicono più su chi le fa che su ciò che accadrà".
Quindi tranquilli: le galline tornano sempre a casa. E anche i mercati, prima o poi, tornano a salire.
Taglio di capelli, giacchetto nuovo e un +12,3 📈
La fiducia è una bestia strana. Quando manca, non compri neanche il deodorante. Quando torna, ti metti a guardare SUV su AutoScout e voli per Bali su Skyscanner.
E infatti, basta abbassare i toni sulla guerra commerciale perché gli americani tornino a fare quello che sanno fare meglio: spendere come se non ci fosse un domani.
Consumer Confidence: ciak, si gira! 🎬
Secondo il Consumer Confidence Index del Conference Board, a maggio la fiducia dei consumatori USA è schizzata a 98, in aumento di 12,3 punti rispetto ad aprile. È il balzo più forte da quattro anni.
Il motivo? Beh, metà delle risposte è arrivata dopo il mini-accordo USA-Cina del 12 maggio che ha alleggerito (temporaneamente) i dazi reciproci. L’altra metà, evidentemente, ci sperava già.
+17,4 punti sull’Expectations Index, il miglioramento più grande dal 2011;
Più ottimismo su redditi, lavoro e attività economica futura;
Più gente pronta a comprare:
Case;
Auto;
Viaggi;
E anche elettrodomestici e elettronica, per non farsi mancare nulla;
Sembra che appena Trump si zittisce, la gente prenota il barbecue nuovo e parte per le vacanze. Coincidenze?
Un po’ meno paura, un po’ più Amazon 🛒
La quota di persone che si aspetta una recessione nel 2025 è calata. La strada è ancora lunga ma la direzione è quella giusta:
Quindi no, l’America non è fuori pericolo, anche se il taglio del prato e un pizzico di ottimismo sembrano bastare per risollevare l’umore nazionale.
Messaggio per gli investitori 💸
Non è solo questione di numeri. È finanza comportamentale allo stato puro.
Se pensi che il mondo stia finendo, non ti compri un frigo nuovo.
Se invece pensi che i dazi siano una buffonata che presto finirà, torni a fare quello che facevi prima. Magari con l’iPhone nuovo.
E se le persone tornano a spendere, le aziende tornano a vendere.
E se le aziende tornano a vendere… beh, i mercati questo lo notano!
La fiducia non si misura col termometro, ma si vede nei carrelli, nei voli prenotati, e nei click su "Acquista ora".
E oggi, a quanto pare, gli americani hanno rimesso il dito sul mouse.
Per ora è solo un segnale… ma è un bel segnale!!
Nvidia: più AI per tutti, meno Cina per noi 🇨🇳
Questa settimana Nvidia ha fatto di nuovo centro: ricavi record nel primo trimestre fiscale 2025, grazie al solito motore instancabile chiamato intelligenza artificiale, anche se dietro il +69% annuo di crescita c'è anche un sasso nella scarpa: la Cina!
Il boom:
$44 miliardi di ricavi, ben oltre le attese;
$39 miliardi solo dai data center, spinti da Microsoft, Amazon, Meta e compagnia cantante;
Il mercato continua a urlare “AI AI AI” e Nvidia incassa;
Il problema:
Il bando USA sulla vendita dei chip H20 in Cina è costato 4,5 miliardi di dollari in utili mancati;
Il titolo è comunque volato sopra i $141 in after-hours, +5% in una notte;
La morale? 👈
Nvidia continua a essere il termometro globale del settore AI. Se va bene lei, di solito vanno bene tutti.
E se le tensioni con la Cina non la frenano troppo… vuol dire che il vento è ancora forte e soffia nella direzione giusta.
Anche questa settimana siamo arrivati alla fine della newsletter! Vediamo come si sono comportate le più grandi aziende al mondo:
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