Oggi parliamo di:
Tensioni fra Trump e Powell 🇺🇸
Semiconduttori in calo 📉
Al via le trimestrali 📊
Iniziamo subito!
Powell rischia di essere licenziato da Trump? 😰
C’erano una volta i mercati sviluppati. Stabili, regolati, prevedibili, con un sistema istituzionale forte e un rispetto quasi religioso per la separazione dei poteri… poi è arrivato Trump!
E da allora l’America sembra giocare sempre di più nel campionato sbagliato. Il che è un bel problema, considerando che è ancora l’emittente della valuta di riserva mondiale. La notizia della settimana? Trump, in grande spolvero elettorale, ha ventilato (di nuovo) la possibilità di rimuovere Jerome Powell dalla guida della Fed.
Ora, facciamo finta per un attimo di essere in un Paese serio. Il presidente della banca centrale non dovrebbe essere nominato o destituito a piacimento da un politico, e in effetti la legge americana lo protegge. Però è il clima che conta. Il solo fatto che il mercato prenda sul serio l’idea che la Fed possa perdere la sua indipendenza è già abbastanza per far tremare le gambe ai Treasury.
E infatti, la reazione è stata rapida:
Il mercato obbligazionario ha iniziato a prezzare più rischio politico (non proprio quello che ti aspetti dai titoli di stato USA) 🇺🇸
L’azionario si è fatto più nervoso, soprattutto nei settori più sensibili ai tassi 📉
L’idea che la Fed possa diventare il braccio monetario della Casa Bianca ha messo in allerta chiunque abbia memoria storica di cosa succede quando le banche centrali vengono politicizzate (spoiler: niente di buono) 🏦
Powell, nel suo classico stile sobrio, ha risposto con un lungo discorso che si può riassumere in: “State tranquilli, siamo ancora indipendenti, la legge ci protegge, e anche se Trump urla, noi non ci facciamo intimidire”. Ecco il discorso se volete sentire le sue parole direttamente:
Anche se il punto resta: l’America sta iniziando a puzzare di mercato emergente, e non solo per via dell’inflazione o del deficit. È il contesto istituzionale che preoccupa, e i mercati, che magari sono cinici, ma scemi no, iniziano a rendersene conto.
Semiconduttori in calo, che succede 📉
Altro che chip nel cervello: stavolta il problema è fuori. Nvidia, l’idolo dei bull market e regina incontrastata dell’AI, ha ricevuto una batosta direttamente dalla geopolitica.
Martedì sera ha comunicato che le nuove restrizioni USA all’export verso la Cina potrebbero costarle 5,5 miliardi di dollari. Non proprio noccioline. Anche se fattura 131 miliardi l’anno, fa comunque male!
Per essere più precisi:
L’H20, chip castrato apposta per rispettare le regole dell’era Biden, è stato appena bandito;
Nvidia ha ricevuto la comunicazione mercoledì scorso, e lunedì le hanno detto che la nuova licenza sarà necessaria "per un tempo indefinito" (che, tradotto dal burocratese, vuol dire "non ci sperare");
Tutto questo proprio mentre prometteva di costruire mezzo trilione di dollari di infrastruttura AI in USA, nella speranza di tenersi buoni i politici;
Il risultato? Una bella legnata in Borsa. E, ovviamente, a farne le spese è stato tutto il settore:
ASML ha deluso con guidance debole;
I semiconduttori hanno preso una bastonata;
Gli investitori hanno riscoperto che anche i Magnifici 7 hanno i piedi d’argilla;
E qui entra in scena il nostro capitalismo post-moderno, che chiameremo affettuosamente Caligula Capitalism. Dove puoi essere il leader mondiale dell’AI, costruire mezzo pianeta in chip e server farm, ma sei sempre a una circolare di distanza dal caos.
Non è solo una storia su Nvidia, è una storia su tutti noi:
La Cina è enorme, ma sempre più chiusa;
Gli USA sono imprevedibili, anche con le aziende amiche;
La geopolitica oggi conta quanto (se non più di) trimestrali e guidance;
Morale: l’AI è il futuro, sì… ma attenzione al percorso! Non è una passeggiata. È più una maratona nel fango, con un politico che ti tira sassi da bordo pista. Detto questo, penso che le aziende operanti in questo settore siano davvero interessanti!
Trimestrali: occhio! 👀
Chiudiamo con una carezza. O meglio, con una sveglia.
Tra una polemica su Powell e una crisi da esportazione tech, nel mezzo ci sono le trimestrali. E quelle raccontano un’America ancora in salute, ma con i primi acciacchi. Soprattutto nel settore healthcare, dove UnitedHealth (UNH) ha sorpreso in negativo.
Il colosso dell’assicurazione sanitaria ha pubblicato dati sotto le attese e ha alzato il sopracciglio su costi e rimborsi. Il titolo ha perso colpi, e ha fatto tremare l’intero comparto. Gli investitori iniziano a chiedersi: sarà un caso isolato o l’inizio di una correzione più ampia?
Nel frattempo, altri nomi importanti (Tesla, Netflix, Alphabet) pubblicano a breve, e l’attenzione è massima. Perché i multipli sono tirati, le aspettative altissime e l’aria un po’ nervosa. Ecco quali aziende rilasceranno i propri utili in questi giorni:
Questo vuol dire vendere tutto? Assolutamente no. Vuol dire ricordarsi che:
Le correzioni servono a prendere fiato (per poi ripartire più forti di prima) 🚀
Le trimestrali contano, soprattutto in un mercato guidato dai Magnifici 7 ⌛️
Potremmo iniziare a vedere molte opportunità, prepariamoci per coglierle 💸
Siamo in una fase dove la prudenza è una virtù ma anche dove i ribassi sono occasioni per chi sa cosa cerca. Se pensavate che il mercato azionario fosse interessate a 100, a 80 dovreste correre a comprare. Ne riparleremo fra qualche anno!
Anche questa settimana siamo arrivati alla fine della newsletter! Vediamo come si sono comportate le più grandi aziende al mondo:
Un'ultima cosa! 📢
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