Oggi parliamo di:
PIL USA in calo: che succede? 🇺🇸
Primi 100 giorni di Trump: tiriamo le somme! 💸
Partiamo subito!
PIL USA in calo: scatta il panico! 😱
Allarme rosso, sirene accese, i grafici con la linea che scende come una pista nera in Trentino. Il PIL americano è sceso dello 0,3% nel primo trimestre del 2025 e il panico ha cominciato a bussare alla porta. “Recessione!” gridano in coro i commentatori frettolosi, mentre sui social girano meme con la faccia di Powell e il caption “It’s happening again”.
E invece no. O meglio: non ancora. Perché stavolta la storia dietro il numero è più complessa del solito.
Import da record 🛒
Il grande colpevole ha un nome e un cognome: Donald J. Trump. Appena tornato alla Casa Bianca ha fatto quello che sa fare meglio: mettere dazi come fossero coriandoli a carnevale. Il mercato, prevedibilmente, ha reagito. Le aziende, per evitare di pagare tariffe salate dopo la scadenza, hanno importato a rotta di collo. Risultato?
Le importazioni sono esplose: +41% in un solo trimestre;
E siccome nel PIL USA le importazioni si sottraggono, il dato finale è sceso;
Non è che l’economia non stia producendo. È che si è impantanata in una distorsione statistica, causata da un contesto commerciale piuttosto agitato. Quindi calma: il -0,3% non è il Titanic che affonda, è più una zattera che ondeggia per via della logistica.
Consumi: ci sono, anche se vanno piano 🐢
I consumi restano positivi (+1,8%), anche se stanno perdendo un po’ di smalto. Gli americani, solitamente spendaccioni come un influencer col bonus cultura, ora sembrano più prudenti:
L’inflazione è ancora lì che pizzica;
I tassi sono alti e non mollano;
L’incertezza politica si respira a ogni angolo di strada;
E allora la spesa rallenta. Non si ferma, sia chiaro, anche se rallenta. È il classico “prendo fiato prima di risalire”.
Aziende in standby ✋
Anche le imprese sono lì, ferme sul bordo piscina. Con Trump che cambia le regole ogni settimana, molti preferiscono aspettare:
Chi importa ha paura dei nuovi dazi;
Chi produce in patria spera in una spinta, anche se non la vede ancora;
Chi esporta guarda l’Europa e la Cina con un filo di ansia;
Il risultato è un’economia che non si ferma del tutto, semplicemente prende tempo. Non è stanchezza: è digestione, dopo una cena post-Covid piena di stimoli fiscali.
Il PIL fa rumore. Troppo rumore! 🎙️
Tutti parlano di questo dato. E anche se non racconta tutta la storia, fa rumore. Un po’ perché arriva dopo due anni di crescita solida, un po’ perché arriva appena Trump ha messo piede nello Studio Ovale. Il rischio? Che diventi un’arma politica più che un termometro economico.
E adesso? Si riparte… forse!
Le importazioni dovrebbero tornare su livelli più normali;
I consumi potrebbero rimbalzare in Q2;
Le imprese, se trovano un minimo di chiarezza, ricominceranno a investire;
La Fed resta vigile, pronta a supportare (senza esagerare) se le cose peggiorano. E i mercati? Sanno che tutto questo è già scontato. O quasi.
Conclusione: il PIL è sceso, è vero, anche se non è il preludio all’apocalisse. È più un pit-stop tecnico, in attesa di capire dove si sta andando. Mantenete la calma e per favore non date retta ai guru online che parlano di recessione imminente e fine del mondo… vendendo un corso che spiega come evitarla e diventare ricchi! Passerà anche questo momento, lo sappiamo.
I primi 100 giorni di Trump 🗓️
100 giorni. Tanto è bastato al nuovo Trump per rispolverare il copione del 2016, alzare la voce, minacciare mezzo mondo… e fare anche qualcosa, eh. Il secondo mandato del tycoon è iniziato con il solito show: conferenze stampa à la Las Vegas, insulti su Truth Social e un'agenda economica che è un mix tra The Apprentice e Il petroliere. Vediamo dove siamo messi.
Dazi, dazi, dazi, dazi, dazi… 😵💫
Trump non si è limitato a rimettere i dazi, li ha bombardati:
145% sui prodotti cinesi (tipo anche le bacchette di bambù ora costano come un Rolex);
25% su Canada e Messico (perché i vicini vanno tenuti poveri);
Guerra doganale estesa a 60 paesi, così… per non farsi mancare niente;
Effetto collaterale: inflazione, nervosismo sui mercati e una bella tensione con l’Europa, che ora teme per parmigiano, Porsche e prosecco.
DOGE: il ministero dell’assurdo 🐶
Trump ha creato un nuovo ente: il Department of Government Efficiency (DOGE). A capo? Elon Musk.
Obiettivo dichiarato:
Tagliare 1.000 miliardi di spesa pubblica (spoiler: per ora siamo a 160... forse);
“Snellire” la burocrazia a suon di licenziamenti e tweet passivo-aggressivi;
Risultati? Più che altro meme e caos. Musk ha già detto che “si prende una pausa”. Classico!
Tagli alle tasse (in PowerPoint) ✂️
Promessi:
No tasse su straordinari, mance, persino Social Security;
Rilancio del mitico Tax Cuts & Jobs Act;
Reality check: non è stato approvato niente. Il Congresso tergiversa, Wall Street osserva, i lavoratori aspettano.
Immigrazione: stessi slogan, meno autobus 🚌
Annunci:
Deportazioni di massa;
Più posti per gli americani;
Meno pressione sugli affitti;
Fatti:
Stessi numeri dell’amministrazione precedente;
Aumentano le “auto-deportazioni” (cioè: la gente scappa da sola);
Carenza di manodopera nei settori low skill. Ops;
Case nei parchi nazionali (sì, davvero) 🏡
Trump vuole costruire case sui terreni federali per abbassare i prezzi:
500 milioni di acri potenzialmente utilizzabili;
Task force al lavoro per capire dove e come;
Per ora è solo una bella slide. E le case restano care.
Trivelle e benzina patriottica 🛢️
Ha dichiarato emergenza energetica il giorno 1. E subito:
Sbloccate le trivellazioni su suolo pubblico;
Autorizzazioni fast-track per nuovi pozzi;
Gli ambientalisti si sono messi a urlare, i prezzi alla pompa non si sono mossi, e i mercati aspettano di capire se è solo scena o vera produzione.
Bottom line:
Promesse mantenute: dazi e DOGE (pure troppo).
Promesse in attesa: fisco, immigrazione, edilizia.
Trump vuole passare per uomo d’azione. Ma la politica è ancora un gioco di compromessi. E se il Congresso fa resistenza, anche il re del reality deve fare i conti con la realtà. Ci tenevo a parlarvi di tutto questo per farvi capire quanto poco davvero conti tenersi informati 24/7 su cosa fa o non fa Trump: preoccupatevi di avere una strategia solida, il resto è inutile, tutto rumore di sottofondo!
Non date tutto questo peso a ciò che capita nel presente, nel lungo termine non ci ricorderemo nemmeno di cosa avrà fatto Trump. I vostri portafogli devono avere come strategia di base una singola cosa: il “non poter prevedere il futuro”. Purtroppo, molti portafogli che analizzo ogni settimana peccano in questo. Siete ancora in tempo: strutturate un piano d’attacco e trovate un metodo. Vi ho avvertiti!
Anche questa settimana siamo arrivati alla fine della newsletter! Vediamo come si sono comportate le più grandi aziende al mondo:
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