Oggi parliamo di:
One Big Beautiful Bill approvata! ✅
Mercato del lavoro USA regge 🚀
Dollaro: a che punto siamo? 📉
Iniziamo subito!
Trump firma la sua legge più patriottica, più costosa e più incasinata di sempre 🇺🇸
Pensavi che fosse uno slogan. Un’idea. L’ennesimo “grande annuncio” pronto a finire nel dimenticatoio, tra una causa in tribunale e un comizio in Ohio. E invece no: Trump ha firmato davvero l’OBBA, e lo ha fatto il 4 luglio, perché le mezze misure non sono il suo stile. Con fuochi d’artificio, bandiere a stelle e strisce e jet militari che sfrecciavano sopra la Casa Bianca.
One Big Beautiful Bill Act.
Un nome che sembra inventato da uno che ha fatto marketing per WrestleMania, e invece è diventato la nuova legge economica degli Stati Uniti d’America. Un mix tra tagli fiscali, vendette geopolitiche, deregolamentazione e spesa pubblica fuori scala. Il tutto condito da un patriottismo extra strong e un bel po’ di polvere sotto il tappeto del deficit.
Cosa c’è dentro l’OBBA? 🎙️
Tutto e niente:
🧾 Tagli fiscali per tutti (più o meno)
Estensione permanente dei tagli introdotti da Trump nel 2017.
Aumento delle deduzioni per interessi auto, straordinari, mance e figli (pare che Trump pensi ancora che i camerieri siano la classe media da salvare).
Il tetto SALT per le detrazioni fiscali locali e statali è stato alzato a 40.000 dollari, una carezza per le famiglie benestanti delle coste.
💸 Più soldi a chi già ne ha
Vantaggi fiscali per le imprese americane che riportano la produzione in patria.
Esenzione parziale dal Global Minimum Tax OCSE, grazie a un accordo diplomatico con il G7. In sostanza, le multinazionali USA pagano meno tasse anche all’estero.
🚨 Tagli brutali alla spesa sociale
Stretta su Medicaid e assistenza alimentare (SNAP), con nuovi requisiti di lavoro per poter ricevere gli aiuti.
Trasferimento di gran parte dei costi sanitari federali ai singoli stati.
Le stime parlano di 10–14 milioni di americani che perderanno la copertura sanitaria entro il 2034.
🪖 Più armi, più muri
Aumento di 150 miliardi di dollari per la difesa.
Altri 150 miliardi per sicurezza interna e immigrazione, compreso il potenziamento dell’ICE, dei centri di detenzione e della famigerata parete di acciaio che torna puntuale ogni quattro anni.
E ora che succede? 👀
Succede che:
Il deficit esplode: tra 2,8 e 3,4 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni.
Gli economisti sono divisi tra chi parla di “shock positivo all’offerta” (lol) e chi grida all’apocalisse fiscale.
Gli studi di Yale e UPenn stimano tra 51.000 e 93.000 morti evitabili l’anno per la perdita di copertura sanitaria e l’aumento della povertà.
Trump ha risposto con calma olimpica:
“Non tutti moriranno. Solo i pigri.”
I mercati come hanno reagito? 📈
Ovviamente? Hanno brindato.
Le azioni delle big tech e delle multinazionali sono salite: meno tasse, più utile.
I titoli della difesa (Lockheed, Raytheon, Northrop) hanno fatto +5% in due sedute.
I Treasury sono saliti e scesi, perché i bond non sanno più cosa vogliono dalla vita.
Il Nasdaq ha aggiornato i massimi storici. Per la 19ª volta quest’anno.
Il fatto che la legge aumenti il debito in modo esponenziale?
Un problema del 2032. O di chi verrà dopo.
Cosa ci insegna questa storia? 🧠
Semplice, che in America:
La politica fiscale è il vero strumento di campagna elettorale.
I mercati amano la spesa pubblica, purché venga travestita da crescita.
E che restare investiti conviene, anche se i fondamentali gridano vendetta.
In fondo, anche questa volta vale la regola d’oro:
“Don’t fight the tape. Especially when it sventola una bandiera americana.”
Lavoro a stelle e strisce: altro che recessione! 📈
Mentre gli americani festeggiavano il 4 luglio sparando fuochi d’artificio e citando Independence Day, il Non Farm Payrolls è uscito un giorno prima. E no, non è stato un disastro alieno, anzi: ancora una volta l’economia americana ha mostrato i muscoli, e non quelli gonfiati da stimoli fiscali. Proprio quelli veri.
I numeri (senza giri di parole) 🚨
147.000 posti di lavoro creati a giugno, ben sopra i 110.000 attesi;
I mesi precedenti? Rivisti al rialzo;
La disoccupazione? In calo al 4,1%, meglio del previsto (4,3%);
La crescita dei salari? In rallentamento, al +3,7% annuo.
In sintesi: si assume di più, si licenzia di meno e si paga senza esagerare.
Un mix perfetto per chi voleva segnali di soft landing, e una discreta mazzata per chi si aspettava una recessione entro Ferragosto.
E il governo federale? 🏦
Ah, già: il governo. Quello ha continuato a licenziare.
Da gennaio sono spariti circa 70.000 posti federali, colpa anche delle ristrutturazioni volute da Trump (che ha scambiato la pubblica amministrazione per un’azienda tech in crisi).
Ma attenzione: gli enti locali hanno assunto più del necessario per compensare, quindi l’impatto netto sull’occupazione pubblica è stato quasi nullo.
Insomma: Washington taglia, il Texas assume, e il mercato del lavoro tira avanti.
Powell che fa? 🤔
Qui la cosa si fa interessante. Fino a una settimana fa, i mercati pensavano:
“Dai, a luglio la Fed taglia. Lo dice anche Powell: nothing is off the table”.
Poi è uscito il dato sull’occupazione e il sentiment è diventato:
“Ok, no. Magari più in là. Tipo novembre. O mai.”
Le probabilità di un taglio a luglio sono scese dal 24% al 6% in un giorno.
E Powell? Sta lì, a metà strada tra la prudenza accademica e la voglia di togliersi Trump dalle scatole, senza riuscire a fare né l’una né l’altra cosa.
Il punto invisibile: tasso neutrale 🦄
Ah, il tasso neutrale. Quella specie di Unicorno monetario che non stimola né frena l’economia. Alcuni dicono che siamo già lì, intorno al 4,25%-4,5%.
Peccato che la Fed pensi stia ancora più in basso, e che Trump lo voglia al 2%.
Spoiler: non lo sa nessuno.
Il problema è che se il tasso attuale è davvero neutrale, significa che:
Non servono tagli ora;
I rendimenti alti sono qui per restare;
E la politica monetaria della Fed ha fatto il suo mestiere… senza distruggere l’economia;
Un evento talmente raro che potrebbe meritarsi una festa nazionale.
Morale della favola 💭
Il mercato del lavoro americano continua a stupire;
I tassi rimangono alti, e probabilmente lo resteranno ancora un po’;
E se cercavi un segnale per vendere tutto… beh, non è questo il momento;
Anche se l’invasione aliena di Independence Day fosse vera, l’economia USA probabilmente chiuderebbe il trimestre con un +0,8% di PIL e 140.000 nuovi posti.
God bless America. E anche i payrolls.
Il dollaro è morto? 💀
Il dollaro, poverino, non sta passando un bel periodo.
Nei primi sei mesi del 2025 ha perso oltre il 10% contro un paniere di valute globali, la peggior performance dal 1973. Anno in cui, giusto per fare paragoni leggeri, Nixon tolse il dollaro dal gold standard e fece partire la giostra dei cambi flessibili. Quindi no, non è proprio un dato trascurabile.
Perché sta crollando? 📉
Tre motivi, uno più esplosivo dell’altro:
Trump e i dazi a intermittenza 💵
La nuova guerra commerciale “on demand” ha messo a disagio anche i più affezionati detentori di Treasury. Perché investire in un paese che cambia rotta ogni lunedì?Il mega-deficit dell’OBBA 🏦
Con l’approvazione del One Big Beautiful Bill Act, gli USA si preparano ad aggiungere 3.300 miliardi di dollari al proprio debito in 10 anni. E sì, qualcuno inizia a farsi due conti.Fed sotto assedio politico 🚨
Tra attacchi di Trump e minacce di riforma, l’indipendenza della Federal Reserve è diventata più una speranza che una certezza. E gli investitori, si sa, non amano le sorprese.
È la fine del dollaro? ⚠️
Assolutamente no. Anche se i titoloni gridano al “declino dell’impero”, la verità è che il dollaro è caduto tante volte… e si è sempre rialzato.
Ecco perché potrebbe tornare protagonista già nei prossimi mesi:
📈 1. Tassi ancora alti
Anche senza nuovi rialzi, i tassi USA restano ampiamente sopra la media globale. I rendimenti reali sui Treasury sono ancora tra i più appetibili, soprattutto per chi cerca porti sicuri.
💪 2. Economia resiliente
Il mercato del lavoro tiene, i consumi non crollano, e il PIL cresce. Rispetto all’Europa o al Giappone, gli Stati Uniti sono ancora il cavallo meno zoppo. E il dollaro ne beneficia sempre, prima o poi.
🌍 3. Mondo troppo fragile per rinunciare al dollaro
Nonostante tutto, non esiste ancora un’alternativa credibile alla valuta americana come valuta di riserva globale. L’euro è debole politicamente, lo yen è schiacciato dalla deflazione, lo yuan… lasciamo perdere.
Quindi? 😅
Quindi niente panico. È vero, il biglietto verde oggi sembra un po’ scolorito.
Ma ogni ciclo ribassista del dollaro ha preparato il terreno a una nuova fase di forza. Successe nel 1995, nel 2008, nel 2020. Potrebbe succedere di nuovo.
Anche perché, per quanto Trump faccia di tutto per farlo sembrare un meme coin,
il dollaro resta ancora il centro dell’universo finanziario globale.
E no, non basta una legge firmata il 4 luglio per cambiare 80 anni di storia.
Anche questa settimana siamo arrivati alla fine della newsletter! Vediamo come si sono comportate le più grandi aziende al mondo:
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